Con la Porta Aperta i racconti di Michele Palmieri

Con la Porta Aperta i racconti di Michele Palmieri

“Con la Porta Aperta” è l’esordio letterario di Michele Palmieri, un’antologia di dodici racconti autonomamente pubblicata nel dicembre scorso sulla piattaforma Amazon, reperibile sia in formato cartaceo che digitale.
Il volume, 132 pagine scorrevoli, profonde, divertenti, malinconiche, contenenti come un arcobaleno tutta la gamma dei sentimenti e delle emozioni umane, è prima di tutto un atto di coraggio da parte dell’autore. Lo è per tre ordini motivi che provo succintamente ad elencare:

 

1) Pandemia.
Pubblicare un libro, in particolare il proprio esordio durante il periodo pandemico, significa aver messo in conto l’impossibilità delle presentazioni presso librerie e centri culturali.  Gli incontri /confronti col pubblico sono generalmente stimolanti e permettono al libro di circolare, ne costituiscono il motore. Ma un libro è come un frutto, o come un figlio, arriva il tempo in cui va colto, in cui deve staccarsi dall’albero e camminare sulle proprie gambe.
Ogni autore ne ha la percezione esatta, quasi concreta. Michele Palmieri ha capito che il tempo era giunto e senza fare calcoli ha liberato i suoi racconti. Segno che l’autore ha carattere ed è fiducioso nel lavoro svolto.

 

2) Autopubblicazione.
Il self publishing porta con sé il pregiudizio che il prodotto, non essendo certificato da un editore, sia potenzialmente scadente. Per l’appunto un pregiudizio. Basta farsi un giro sulle piattaforme di autopubblicazione e scoprire veri e propri scrigni, piccoli gioielli letterari che non hanno trovato spazio nella (legittima) visione di mercato degli editori, oppure perché gli autori stessi hanno deliberatamente scelto di non sottoporsi alle inevitabili forche caudine che gli editori riservano agli esordienti.

 

3) Genere
Il racconto è un genere letterario che non incontra da noi particolare successo, a differenza di quanto avviene nel resto del mondo, soprattutto in quello anglosassone. In Italia è giudicato una sorta di minus habens rispetto al romanzo, una specie di pretenzioso temino del liceo. Premesso che scrivere un romanzo che abbia senso e coerenza dalla prima all’ultima pagina è difficilissimo, scrivere un racconto non è per niente facile. Ogni pagina, oserei dire ogni frase dev’essere funzionale alla storia, non ci si può prendere la libertà di divagare ma neanche di sintetizzare riducendo la narrazione a pedissequa elencazione di fatti. Occorre equilibrio e non sono ammessi errori. Se nel romanzo una pagina può risultare sbagliata, eccessiva, ridondante (quasi tutti i romanzi ne contengono almeno una) senza che il resto ne risenta particolarmente, nel racconto tre righi in libertà lo rendono pessimo e da buttare.

 

Questa lunga premessa per affermare che “Con la Porta Aperta” è antologia scritta con attenzione, ogni singolo racconto contiene il giusto mix di descrizione e avanzamento dei fatti in modo da risultare sempre interessante. Vi sono tratti ironici, malinconici e/o divertenti, mai gridati, tutto è dipinto con colori pastello. L’autore usa un linguaggio semplice, racconta emozioni, sensazioni e lo fa con parole che scorrono piacevolmente.
I suoi personaggi lottano, ridono, piangono, riflettono, attraversano il loro tempo alla continua ricerca di sé, tutti però con la consapevolezza che la loro capacità di resistenza alle avversità li rende liberi.

 

Ari, nel racconto “Quante Vite, Ari” dice : “Ad ogni inizio appuntamento confidavo che lui mi desse la soluzione e, delusa, mi incazzavo. Dopo la metà dell’incontro, cominciavo a vedere che qualche porta si apriva ed ero io a girare la maniglia”

 

E’ così che sono i personaggi delle storie di Michele Palmieri, ognuno a proprio modo, hanno tutti la consapevolezza di essere riusciti, o di riuscire in un futuro prossimo a girare la maniglia della vita senza condizionamenti, con decisioni autonome e coscienti, compreso quelli con storie tristi e passati burrascosi alle spalle. In un’antologia non monotematica (i racconti trattano temi eterogenei, motivo in più per piacermi) il filo rosso che unisce le storie e conferisce loro continuità, è la forza di volontà che sempre emerge nei vari protagonisti grazie alla quale, nonostante le bufere della vita, arriveranno in porto feriti ma salvi.

 

Michele Palmieri ha una notevole capacità d’indagine introspettiva, i tormenti, i turbamenti dei personaggi sono molto ben descritti, estratti dal loro subconscio con una penna sottile come un bisturi. Emergono dalle profondità e si lasciano guardare al punto che il lettore, in un processo di naturale identificazione, li riconosce per propri.
Ho il piacere e la fortuna di conoscere personalmente l’autore al quale, dopo aver letto il libro, feci in privato i miei complimenti. Lui mi chiese di segnalargli anche i difetti.

 

Per il rispetto che ho per lui, non ho intenzione di eludere la richiesta. A mio avviso un difetto c’è: si avverte di tanto in tanto la mancanza del Correttore di bozze e dell’Editor. Il primo, vero cacciatore di refusi, li rileva in niente, laddove l’autore pur dopo la centesima lettura del testo ne tralascia sicuramente qualcuno. Il secondo, dà un contributo rilevantissimo nello snellire e curare un testo. Tutti gli autori hanno bisogno dell’editor, anzi, più sono importanti, più l’editor che gli sarà affiancato dall’editore sarà di esperienza. Sono certo che Michele Palmieri alla prossima prova saprà come porre rimedio. In ogni caso, i difetti che ho rilevato nulla tolgono alla freschezza del linguaggio. L’antologia resta comunque di ottimo livello.

 

 

 

 

 

Ottavio Mirra

Ottavio Mirra vive a Capua, in provincia di Caserta. E’ padre di due figli, velista e avvocato, il tutto rigorosamente in quest’ordine. Ama leggere. Nel 2016 ha vinto i premi letterari Racconti nella Rete e Terre di Lavoro – Racconti dal presente. Nel 2018 invece è stato selezionato tra i primi venticinque nell’ambito del premio letterario Zeno e tra i primi cinque per il premio Nautilus. Suoi racconti sono stati pubblicati in diverse antologie. Dal porticato (2019, Il seme bianco) è la sua raccolta d’esordio