Tra le infinite correnti della musica di Katres

katres

Tra le infinite correnti della musica di Katres

Katres, al secolo Teresa Capuano, è una cantautrice metà siciliana e metà campana, che ha all’attivo due dischi molto apprezzati da pubblico e critica. Torna alla musica, dopo l’esperienza della maternità, con il singolo “Due correnti”, pubblicato a giugno scorso per l’etichetta indipendente Soundinside Records. Un nuovo capitolo nella carriera dell’artista, che vuole raccontare l’amore viscerale per sua figlia e per la sua terra, la Sicilia. L’isola delle due correnti è lo scenario perfetto per raccontare questo amore, nonché ispirazione ideale per la musicista che in questa produzione ha voluto aprirsi ad un sound di respiro internazionale con contaminazioni che vanno dall’indie rock americano, al pop fino a toccare accenti di post rock sul finale, il tutto senza tralasciare l’importanza del testo, intenso ed emozionante. Nel singolo numerose sono le collaborazioni: da Bruno Bavota, a Caterina Bianco e Michele De Finis, a Riccardo Schmitt, Michelangelo Bencivenga e Stefano Bruno: tra le punte di diamante della musica partenopea.

 

Abbiamo scambiato con le quattro chiacchiere.

 

 

Torni alla musica dopo qualche anno dal tuo disco ‘Araba fenice’ e lo fai con un singolo dedicato a tua figlia. Come la maternità ha cambiato il tuo approccio alla musica e alla scrittura musicale? Come questa esperienza si è inserita all’interno del tuo percorso musicale cambiandolo e arricchendolo?

 

K.: L’esperienza della maternità ha arricchito non solo il mio percorso musicale, ma in generale la mia intera esistenza. Per quanto sia difficile ammetterlo, tutto è cambiato, a partire dal mio modo di dedicarmi del tempo per scrivere – tempo che in questo momento non ho e a confermarlo è il fatto che “Due correnti” è nata in piena notte: mi sono svegliata e l’ho scritta per intero sulle note del telefonino. Soprattutto nella prima fase, quella in cui i bambini sono molto piccoli, tocca riorganizzare un po’ tutto. Trovare una nuova normalità non è facile ma con la buona volontà, anche se è più faticoso, tutto si può fare

 

Se dovessi tracciare i passi più importanti del tuo viaggio musicale e che ti hanno portato fino qui, a quella che sei oggi, quali credi sarebbero? E quanto ed in che modo credi di essere cambiata, musicalmente e personalmente, da ‘Coiffeur’ ad oggi?

 

K.: Oggi posso dire che ogni singolo passo lungo un percorso ha un significato, ma senza dubbio quello che mi ha più formato è stata l’esperienza live. Sia in Italia che all’estero, l’esperienza di salire su un palco e confrontarsi con tante diverse realtà è quello che più di ogni altra cosa mi ha fatto crescere, ad ogni concerto ti rendi conto di quanto sia universale il messaggio musicale che non conosce limiti di comunicabilità. Quello che è cambiato in questi anni è senza dubbio il mio approccio alla musica, non l’ho mai fatto in maniera ossessiva, anzi, ma qualche volta, non in fase di scrittura ma in quella dell’arrangiamento, mi sono chiesta cosa potesse piacere ai miei potenziali ascoltatori, questa è una cosa che oggi ho completamente smesso di fare, non voglio mettere paletti alla mia espressività, non amo seguire strutture né tantomeno le mode. Col tempo poi è anche cambiata la mia attenzione per il suono, per il dettaglio, cosa che ho fortemente cercato di esprimere nel mio ultimo singolo “Due correnti” curando con grande cura ogni sonorità dando grande importanza non solo alla parte testuale ma anche e soprattutto a quella strumentale.

Catania e Napoli, per molti versi simili, due città di mare, potenti, vulcaniche, accoglienti, ricche di contraddizioni. Sei molto legata ad entrambe. Come il tuo rapporto con queste due terre influenza la tua musica e la tua scrittura?

 

K.: Entrambe le città per me sono “casa”, nella musica ad ispirarmi è da sempre quello che vivo, quello che sento, quello che sono. Sia Catania che Napoli sono parte di me perché ci ho vissuto, ci sono cresciuta, è in queste due città che ho mosso i miei primi passi in musica, lì ho studiato, ho ascoltato e ho suonato più che in qualsiasi altro posto.

 

In questi anni hai collaborato con numerosi musicisti e tanti artisti in molti modi. Penso a Fede ‘n’ Marlen, Bruno Bavota, Giulia Ananìa e tantissimi altri. Cosa ti spinge a collaborare con altri musicisti e cosa cerchi in queste collaborazioni, perché credi siano importanti.

 

K.: Collaborare con altri artisti, specie quando li stimi tanto è una delle esperienze migliori che si possano fare. La mia amicizia con Federica e Marilena, così come quella con Giulia Anania è nata proprio a seguito di una collaborazione artistica, Fede’n Marlen mi chiesero, senza conoscermi personalmente, ma solo attraverso la mia musica, di fare un pezzo insieme, così è nata “Lucciola d’inverno”, grazie a loro ho potuto anche sperimentare la mia scrittura in dialetto siciliano cosa che prima di allora non avevo mai fatto. Con Giulia ci siamo conosciute una sera ad un Warner camp, al mattino seguente ci siamo ritrovate in giardino e all’ombra di un albero abbiamo iniziato a scrivere e a volerci bene. Non parliamo poi dell’onore e dell’emozione che ho provato nel sentire il pianoforte di Bruno Bavota intonare il tema di “Due correnti”. Le collaborazioni e le amicizie che sono nate grazie alla musica sono per mia fortuna state tante e tutte mi hanno arricchito e riempito di energia buona.

 

A quali delle due canzoni sei più legata e perché. Se dovessi sceglierne tre…

 

K.: Amo tutte le mie canzoni ma dovendone scegliere tre dico:

Coiffeur: è una canzone che mi ha aperto tante porte, è stata ed è una canzone molto amata da chi mi ascolta, scelta per diverse compilation, sigla di un programma radiofonico che ho tanto amato “Demo” su Radio 1 Rai, mi ha fatto vincere diversi premi e mi ha sempre portato tanta fortuna.

Bianco Elettrico: con questa canzone mi sono presentata per la prima volta ad una competizione canora e ho vinto una borsa di studio per la miglior composizione. La competizione in questione è il prestigioso premio “Bianca d’Aponte” e la canzone è dedicata proprio a Bianca.

Sei: è una canzone che ho scritto per mio marito, la amo molto per quello che rappresenta per la mia unione con Jex, è stata suonata durante il nostro “Sì” nel giorno del nostro matrimonio, è legata a tanti ricordi belli della nostra vita insieme, oggi sentire anche  Greta (mia figlia) che la canta mi emoziona tantissimo.

 

Mi piace sempre fare questa domanda agli artisti che intervisto…Facciamo un gioco…se dovessi associare le tue canzoni ad un sapore, quale sarebbe? E ad un colore? Ad un luogo?

 

K.: Agrodolce, Blu, Isola delle correnti

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Roberta Cacciapuoti

Roberta Cacciapuoti. Insegnante di lettere, direttrice artistica e fotografa musicale. Arte e musica sono il filo rosso che lega ogni cosa.