Adriano Falivene (Bambinella nel “Commissario Ricciardi”) a Capua, al teatro Ricciardi

Adriano Falivene (Bambinella nel “Commissario Ricciardi”) a Capua, al teatro Ricciardi

“No, Grazie!” è la trasposizione drammaturgica per attore solo, in chiave onirica, del “Cyrano de Bergerac” di Rostand, diretto da Antonio Perna e scritto – insieme al regista e a Raffaele Parisi – e interpretato dal poliedrico Adriano Falivene (Bambinella nel “Commissario Ricciardi”), in scena il 4 marzo al teatro Ricciardi  Capua, primo appuntamento della rassegna “Venerdì tra storia e letteratura”, giunta alla sua terza edizione, a cura del direttore artistico Ferdinando Troiano.

 

La vicenda si svolge a Napoli, “Ciro Ercole Savignano” è l’incarnazione dell’eroe francese, ribelle, sognatore e poeta.

«L’attore ha in mano la giostra magica del teatro»,  – spiega Falivene «Con cui racconta storia di Cyrano e il legame tra il mondo onirico e la filosofia di Cyrano (il “no grazie”, per l’appunto), come se Cyrano stesso sognasse la sua storia e la raccontasse attraverso il linguaggio onirico del teatro. L’attore interpreta tutti i personaggi, come un bambino che dice: “Guardate cosa mi è successo!”».

 

“L’esigenza” di mettere in scena questo testo trova le sue ragioni nelle parole del monologo “No grazie!”, emblema della battaglia al compromesso, della rinuncia all’opportunismo, della possibilità di opporsi a ciò che rende l’uomo corrotto. La figura di Cyrano incarna perfettamente l’animus partenopeo, irriverente, comico, impavido, colto e che sa colpire quando c’è da colpire.

 

Abile nella trasformazione di un difetto in un punto a favore. Una maschera, naturale la sua, in questo caso simile ad un Pulcinella spadaccino e poeta. Quest’opera vuole essere un grido che esorta a combattere per i propri ideali al fine di ritrovare, in un periodo storico come il nostro, valori quali la meritocrazia e la lealtà. Proprio come Cyrano, nessuno può piegare colui che crede in se stesso, colui che accetta i suoi difetti, colui che sprezzante di tutto, oggi, ha ancora il coraggio di dire “No, grazie!”.