Parte dal Placito capuano del 960 il Museo della Lingua Italiana a Firenze: al via i lavori entro il 2021

museo della lingua italiana

Parte dal Placito capuano del 960 il Museo della Lingua Italiana a Firenze: al via i lavori entro il 2021

Presentato dal ministro del MiBACT Dario Franceschini il progetto per la realizzazione del Museo della Lingua Italiana che intende essere “il più grande complesso culturale d’Europa”.

 

 

Un museo completamente nuovo per sviscerare, raccontare, far conoscere la lunghissima storia della lingua italiana, dal primo documento che contiene frasi scritte per la prima volta consciamente in volgare italiano, ovvero il Placito capuano del 960, fino alla lingua dei social degli anni 20 del XXI secolo, passando per Dante, Boccaccio, Petrarca, Ariosto, Galilei, Machiavelli, Leopardi, Manzoni, D’Annunzio, Sciascia.

Il tutto con l’occhio rivolto alla modernità e all’interattività di un sapere non statico ma dinamico, come in fondo è la lingua stessa.

 

Un momento del festival

 

 

Una grande soddisfazione per Capua che dal 2005 viene celebrata come la città dove nasce la lingua italiana attraverso il festival Capua il Luogo della Lingua diretto da Giuseppe Bellone. Il Festival che dal 2014 si è arricchito del Premio Placito capuano e che nel 2017 per iniziativa del Touring Club Italiano (“Terra di Lavoro” e “Aperti per Voi”) e sotto gli auspici dell’Accademia della Crusca, rappresentata dal Presidente onorario  Francesco Sabatini e dell’Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli”, ha inaugurato nella piazza dove sorgevano nel secolo X gli edifici della Corte e del Tribunale dei Principi longobardi (di fronte alla chiesa di San Salvatore a Corte) il cippo sul quale viene rievocata, con epigrafi, la vicenda che fece apparire per la prima volta per iscritto, in forma chiara e deliberata, la lingua volgare del luogo, usata in quel caso per un importante atto ufficiale conosciuto nella storia della lingua italiana,  e quindi nella storia delle lingue d’Europa e del mondo, come il PLACITO CAPUANO, che a breve sarà ricordato e rappresentato nel nuovo Museo della Lingua italiana.

 

Il prof. Sabatini inaugura il cippo commemorativo del Placito capuano nel 2017

 

Il Museo sorgerà nel complesso di Santa Maria Novella a Firenze, nella città di Dante, i lavori partiranno entro il 2021, in occasione del settecentesimo anniversario della scomparsa del Sommo poeta. Le successive tappe per la realizzazione del museo prevedono la firma dell’accordo di gestione con il MiBACT, la pubblicazione del bando di progettazione definitiva e esecutiva, l’appalto per l’affidamento dei lavori per portali a termine entro 500-600 giorni dall’inizio del cantiere.

 

 

 

Al progetto sta lavorando un comitato scientifico di alto livello che, oltre al recupero e all’adattamento del complesso, è concentrato sull’esigenza di avere un museo proiettato sul futuro che oltre a consentire la memoria, con l’uso delle tecnologie, possa essere accessibile, didattico, adatto sia ai ragazzi che agli studiosi.

 

 

 

Tutto è nato dai firmatari della petizione, condivisa anche da molti illustri linguisti, ‘per un museo della lingua italiana, che ne celebri la storia, l’importanza, la ricchezza’, lanciata sul sito change.org e indirizzata al ministro dei Beni culturali e del Turismo, Dario Franceschini, e al ministero di via del Collegio Romano.

 

A promuovere l’iniziativa fu il gruppo di lavoro coordinato dal linguista Luca Serianni che nel 2003 organizzò la mostra voluta dalla Società Dante Alighieri sulla lingua italiana intitolata ‘Dove il sì suona’ allestita a Firenze, alla Galleria degli Uffizi, da 13 marzo al 30 settembre. Il primo firmatario è stato Giuseppe Antonelli, professore ordinario di Linguistica italiana all’Università di Pavia, che già da diverso tempo si ‘batte’ affinché l’Italia si doti di un vero e proprio museo dedicato al nostro idioma. Un’idea, questa, che ha anche sviluppato nel saggio ‘Il museo della lingua italiana pubblicato da Mondadori un paio di anni fa.

 

Giuseppe-Antonelli

Il linguista Giuseppe Antonelli

 

Questa petizione, quindi, “è stata concordata con il gruppo di lavoro della mostra del 2003″, dice Antonelli e coinvolge diverse istituzioni che si occupano a vario titolo della nostra lingua, tra le quali la Società Dante Alighieri, l’Accademia della Crusca, l’Accademia dei Lincei, l’Associazione per la Storia della Lingua Italiana e la Treccani. “Con questo gruppo – evidenzia Antonelli – abbiamo cercato fin da subito di rendere permanente il lavoro di strutturazione, anche ideale, di un bene culturale che è immateriale come la lingua”. In questo caso, sottolinea il linguista, “dobbiamo ragionare di più su un museo che punti sull’aspetto multimediale e interattivo. L’idea è che la ricostruzione della memoria serva a capire meglio il presente della nostra lingua e a farsi un’idea del futuro“.