Margherita Di Rauso, attrice capuana, in finale al Premio Le Maschere del Teatro Italiano, domani sera su RaiUno

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Margherita Di Rauso, attrice capuana, in finale al Premio Le Maschere del Teatro Italiano, domani sera su RaiUno

Margherita Di Rauso, attrice di origine capuana, è nelle terne finali al Premio Le Maschere del Teatro Italiano per la sua interpretazione ne Il seme della violenza di Moisés Kaufman e dei membri del Tectonic Theater Project regia di Ferdinando Bruni e Francesco Frongia (Napoli Teatro Festival/Teatro dell’Elfo)

 

Ogni volta che ti chiamano frocio, ti fanno violenza, ogni volta che ti chiamano in tutti quei modi. Lo capite che anche questa è violenza? Questo è il seme della violenza. (Atto II, Padre Roger Schmit)

The Laramie project è un testo profondo, stratificato e toccante che racconta il caso Matthew Shepard, uno studente ucciso brutalmente per motivi di odio omofobico.
Poco dopo il delitto, Moisés Kaufman (autore di Atti osceni) e la sua compagnia compiono un viaggio verso Laramie, la città del Wyoming teatro del delitto, e qui trascorrono lunghi periodi a intervistare gli abitanti e ricostruire gli eventi per dare un senso a questa tragedia. Il racconto che ne scaturisce va molto oltre la cronaca. Non si limita a trattare una questione legata ai temi dell’omofobia e della paura della diversità, ma parla anche della funzione che il teatro può avere come strumento vivo di confronto. Riesce a porre, con forza e chiarezza, domande fondamentali in questi nostri tempi di divisione e di rabbia: quale sarà la voce che lasceremo prevalere in noi? Quella dell’odio, della crudeltà e della paura o quella della compassione, della gentilezza e della speranza?
Grazie ai genitori di Matthew, che hanno continuato la lotta per avere giustizia, oggi gli Stati Uniti hanno una legge contro i crimini d’odio, che porta il nome di loro figlio.

 

 

Francesco Frongia e Ferdinando Bruni raccontano con toni pieni di passione Il seme della violenza – The Laramie Project, un lavoro teatrale di grande slancio civile, nato un anno fa, ben prima che si accendesse anche da noi, nel dibattito pubblico, la discussione sull’omo-trans-bifobia per il disegno di legge Zan, di cui ora lo spettacolo sposa la causa integralmente.

Prodotto dal Teatro Elfo Puccini di Milano dove è andato in scena  dal 7 giugno al 2 luglio, Il seme della violenza, è ispirato al testo di Moisés Kaufman, realizzato con i membri del Tectonic Theater Project, un gruppo di attori che nel 1998 va a Laramie, cittadina nello stato del Wyoming, negli Usa, per indagare sull’omicidio del ventunenne Matthew Shepard, omosessuale.

“Con stile documentaristico lo spettacolo ricostruisce gli eventi di quell’assassinio omofobico, ma mostra anche gli attori del Tectonic che intervistano gli abitanti e, andando oltre il puro fatto di cronaca, portano a galla i comportamenti e la culture d’odio dietro a quel fatto i cui responsabili non sono solo gli assassini materiali, ma una intera comunità”, spiega Ferdinando Bruni co-regista con Francesco Frongia e anche in scena tra gli interpreti insieme a Margherita Di Rauso, Giuseppe Lanino, Umberto Petranca, Marta Pizzigallo, Luciano Scarpa, Marcela Serli, Francesca Turrini: e in otto fanno oltre sessanta personaggi. Lo spettacolo fa parlare, chiamiamoli così, i carnefici, gli abitanti di Laramie che hanno seminato l’odio.

 

«Il seme della violenza è un esempio di cosa possa essere oggi il teatro civile: per nulla noioso e didascalico, emozionante e innervato di quella coscienza sociale erede diretta della tragedia greca».
Stefano de Stefano, Il Corriere del Mezzogiorno

 

 

La decima edizione del Premio “Le Maschere del Teatro Italiano” ideato da Luca De Fusco e da Maurizio Giammusso si terrà quest’anno a Villa Campolieto ad Ercolano, il 7 settembre alle ore 20, con diretta/differita su Raiuno alle ore 23 circa.

 

Il Premio creato nel 2002 per il Teatro Olimpico di Venezia, organizzato poi dal Napoli Teatro Festival e dal Teatro Mercadante, quest’anno, per la prima volta, è sotto l’egida della Fondazione Ente Ville Vesuviane, presieduta da Gianluca Del Mastro, direttore Roberto Chianese, con il Patrocinio dell’Agis.

 

Come da tradizione la serata su Raiuno sarà condotta da Tullio Solenghi e verranno premiati gli spettacoli andati in scena nella Stagione 2019/2020 fino allo stop imposto dalla pandemia e nella Stagione 2020/2021 dalla ripresa.

Come ogni anno verranno consegnati 13 premi, più due premi speciali: quello assegnato dal Presidente della Giuria che quest’anno andrà ad Andrea Jonasson, attrice tedesca, moglie del grande maestro del teatro italiano Giorgio Strehler, del quale quest’anno ricorre il centenario della nascita, e quello alla Memoria di Graziella Lonardi Bontempo, che la nipote Gabriella Bontempo consegnerà a Rosalba Giugni, fondatrici di Marevivo, associazione nazionale riconosciuta dal Ministero dell’Ambiente con più di 30 anni di esperienza nella tutela del mare e delle sue risorse.

 

Nel corso della serata si ricorderà anche un altro grandissimo attore scomparso recentemente, al quale nell’ultima edizione della manifestazione era stato dato il Premio alla carriera: Gigi Proietti, dedicandogli un momento alla presenza di Sagitta, la moglie e delle due figlie Carlotta e Susanna.

Le categorie premiate sono: Miglior Spettacolo, Migliore Regia, Migliore Attore protagonista, Migliore Attrice protagonista, Miglior Attore non protagonista, Migliore Attrice non protagonista, Migliore Attore/Attrice emergente, Migliore Interprete di monologo, Miglior Scenografo, Miglior Costumista, Migliori Musiche, Miglior Autore di novità italiana, Miglior Disegno luci.

 

A scegliere le terne finaliste che poi sono state votate da una giuria di circa 800 esperti di settore, una giuria di qualità presieduta da Gianni Letta e composta da Giulio Baffi (critico La Repubblica Napoli), Donatella Cataldi (giornalista Tg3-Chi è di scena), Franco Cordelli (critico Corriere della Sera), Fabrizio Coscia (critico Il Mattino), Masolino d’Amico (critico La Stampa), Maria Rosaria Gianni (capo redattore Cultura Tg1), Katia Ippaso (critico Il Messaggero), Tommaso Le Pera (fotografo di scena), Valerio Santoro (produttore), Pamela Villoresi (Direttore Teatro Biondo Stabile di Palermo).

 

I Premi che verranno consegnati sono realizzati da Paolo Gambardella e ricordano nella forma una cornucopia o anche un “cuoppo” napoletano e sono in acciaio corten e quest’anno, per l’edizione vesuviana, hanno la base in pietra lavica.

 

Miglior Spettacolo
La Tempesta di Luca De Fusco
I Giganti della montagna di Gabriele Lavia
Mangiafoco di Roberto Latini

Migliore Regia
Valerio Binasco, Il piacere dell’onestà
Gabriele Lavia, I Giganti della montagna
Simone Luglio, La nuova colonia

Migliore Attore protagonista
Roberto Herlitzka, Enrico IV
Nello Mascia, The Red Lion
Daniele Russo, La cinque rose di Jennifer

Migliore Attrice protagonista
Federica Fracassi, Le sedie
Donatella Finocchiaro, Il filo di Mezzogiorno
Lucia Lavia, Guerra e pace
 
Miglior Attore non protagonista
Giovanni Esposito, Regalo di Natale
Peppino Mazzotta, L’onore perduto di Katharina Blum
Nando Paone, Le Panne

Migliore Attrice non protagonista
Silvia Siravo, Prometeo
Margherita di Rauso, Il seme della violenza
Sara Bertelà, Il misantropo

Migliore Attore/Attrice emergente
Elena Cotugno
Simone Borrelli
Martina Consolo

Migliore Interprete di monologo
Massimo Popolizio, Furore
Valter Malosti, Se questo è un uomo
Galatea Ranzi, In nome della madre

Miglior Scenografo
Marta Crisolini Malatesta, La Tempesta
Alessandro Camera, I Giganti della montagna
Lucia Imperato, Le cinque rose di Jennifer

Miglior Costumista
Andrea Viotti, Così è (se vi pare)
Marta Crisolini Malatesta, La Tempesta
Chiara Aversano, Le cinque rose di Jennifer

Migliori Musiche
Paolo Coletta, I manoscritti del diluvio
Arturo Annecchino, Misery
Giacomo Vezzani, Guerra e pace

Miglior Autore di novità italiana
Davide Enia, Maggio ‘43
Gigi Di Luca, Viva la vida
Gabriele Di Luca, Miracoli metropolitani

Miglior Disegno luci
Pasquale Mari, Satyricon
Cesare Accetta, Il filo di Mezzogiorno
Gigi Saccomandi, La Tempesta