“Verdissime” di Daniela Gambaro in una riflessione di Donato Riello
“Verdissime”, la forza delle donne di Daniela Gambaro
di Donato Riello
Il genere narrativo del racconto è da sempre considerato ancella del romanzo. Menomale, però, che ci sono persone che non la pensano così e dedicano la propria attività letteraria alle storie brevi, in grado di regalare, in un ridotto numero di pagine, narrazioni dallo spessore degno di un “mattone”.
Tra queste c’è senz’altro Daniela Gambaro: sceneggiatrice di importanti serie televisive (Le indagini di Lolita Lobosco, La legge di Lidia Poët, Tutto chiede salvezza), nel 2021 vincitrice del premio Campiello Opera Prima proprio con una raccolta di racconti, intitolata “Dieci storie quasi vere”. Nel 2024 continua il suo lavoro narrativo con “Verdissime”, una nuova silloge pubblicata da Nutrimenti.
A partire dal titolo, la metafora chiave che percorre questo bellissimo libro è quella delle donne-albero. Robuste, alte, verdi, le protagoniste delle storie di Gambaro vengono ritratte in ogni momento della vita, tra infanzia, adolescenza ed età adulta: bambine che scappano da inquietanti uomini adulti, ragazzine che cercano di riempire il vuoto che hanno dentro legandosi a guide femminili, adolescenti alle prese con primi baci meno memorabili di quanto si poteva sperare, donne adulte che provano a scuotere – senza ipocrisie – la vita di giovani orfane.
Molte delle protagoniste dei racconti di “Verdissime” sono appunto orfane di madre e la stessa autrice ha spiegato che non si era accorta di questo particolare, fattole notare durante una presentazione. Riflettendoci, la scrittrice si è resa conto che la stesura del libro coincideva con il periodo immediatamente successivo alla perdita della propria madre. Una sorta di emersione freudiana dell’inconscio attraverso la scrittura.
I temi trattati in questa raccolta sono molti, ma un filo rosso lega i punti di svolta delle storie: le bugie. Dette a fin di bene, dette per non deludere, dette per raggiungere i propri scopi. Anche in questo caso, Daniela Gambaro ammette di non aver pensato a questo filo conduttore: com’è noto, però, le opere prendono strade interpretative inaspettate una volta arrivate nelle mani dei lettori.
La voce narrante dei racconti è sempre diversa, a volte interna, altre volte esterna; ogni storia, per l’autrice, ha un suo narratore, inscindibile dai fatti raccontati. L’influenza del suo lavoro per il cinema e la televisione, poi, si vede in un racconto che è una vera e propria sceneggiatura. Gambaro ha provato a riscriverlo, ma si è accorta che non aveva la stessa forza narrativa della prima versione: ennesima conferma di come il contenuto sia strettamente legato alla forma.
Vale la pena menzionare, poi, l’ultimo racconto, il più lungo, che narra la storia di una donna che per necessità lavorative comincia un lungo viaggio dalla Moldavia all’Italia. Un racconto picaresco, dove succede di tutto ed emerge il dramma delle donne dell’est che si spostano nel nostro paese per poter lavorare e aspirare a una vita migliore.
“Verdissime”, insomma, è un libro dal grande valore letterario, una raccolta di racconti in cui sono tenuti insieme il contenuto e la forma narrativa. Le storie di Gambaro sono in grado di coinvolgere il lettore, trascinandolo in una successione di eventi che inquietano e fanno sorridere.
Donato Riello intervista Daniela Gambaro autrice di Verdissime (Nutrimenti)
Donato Riello è laureato in filologia moderna presso l’Università “Federico II” di Napoli e insegna lettere nelle scuole superiori. Ha collaborato con vari giornali, tra i quali “Il Mattino”. Dopo aver vissuto tra la Toscana e il Piemonte è ritornato nella sua città natale, Caserta, dove ha fondato nel 2016 un circolo letterario, “Il ritrovo del lettore”. Cura il blog unlettore.it