

Wanda Marasco a Capua, l’elogio della follia nel nome di Palasciano.
Sabato 15 marzo alle 18.00, al Museo campano di Capua un evento importante per chi ama la letteratura e la storia della città.
Ospiteremo Wanda Marasco una delle voci più raffinate della nostra letteratura, con il suo elogio della follia nel nome di Palasciano.
La scrittrice napoletana torna dopo sette anni al romanzo in «Di spalle a questo mondo» Neri Pozza (libro selezionato al Premio Strega 2025) per raccontare la storia del chirurgo capuano Ferdinando Palasciano, Ufficiale medico del Regno delle Due Sicilie, che sul campo di battaglia curò anche i nemici, considerato precursore della Croce Rossa.
In collaborazione con Accademia Palasciania e Associazione Ferdinando Palasciano, rappresentata dal dott. Antonio Citarella, l’appuntamento di Capua il Luogo della lingua festival rientra nell’ambito degli eventi sotto l’egida del Patto per la lettura del Comune di Capua “Città che Legge”
Dopo i saluti delle Istituzioni e Associazioni coinvolte Marco Palasciano dialoga con l’autrice, modera Roberto Cocchis.
Il libro
“Se è vero che ogni esistenza viene al mondo per incarnare un dramma, quello di Ferdinando Palasciano e di sua moglie Olga Pavlova Vavilova è tra i più dolenti e irriducibili: è il dramma dell’imperfezione”.
Fin da bambino Ferdinando ha odiato la morte al punto da fare della salvezza la sua ossessione di medico. Ma una vocazione così grande, scontrandosi con le iniquità subite, non può che fallire e trovare casa nella follia. Olga, nella sua infanzia a Rostov, ha dovuto misurarsi proprio con l’alienazione materna, quintessenza di Storia e fragilità. Unico scampo da essa la fuga, frenata da una radice nascosta sotto la neve e dalla zoppia, che diventa destino e comunione con l’imperfetto. Ma si può vivere a un passo dall’ideale? Ferdinando, dal buio della sua ratio opacizzata, continuerà a salvare asini e pupi; mentre Olga, pur guarita dalla scienza e dall’amore di Ferdinando, tornerà a claudicare. Voi non credete che quando ci spezziamo è per sempre? La domanda che Olga rivolge al pittore Edoardo Dalbono è sintesi di una irreparabilità e di una caduta che restano perenni.
Il pendolo è muto. Ferdinando e io studiamo le grandezze del tempo sprofondate in un orologio fermo. C’è una gioia selvatica in questa stanza. Facciamo gli amanti in ginocchio, uno di fronte all’altra, con l’impulso a prenderci. Ma ci siamo intimiditi nella morte. Io gli dico che sento intorno a me una luce cieca. È uguale a quella delle primavere russe.
«In questo romanzo fatto di luci e ombre, in cui la storia individuale è sapientemente innestata in quella collettiva, Wanda Marasco raggiunge il culmine assoluto di un affondo nell’umano che da Il genio dell’abbandono non smette di abbagliare e di sorprendere. Ogni frase, ogni parola è sapienza e cura. E la cura – come scrive l’autrice – è quasi tutto». Elisa Ruotolo
«In Wanda Marasco colgo almeno due tratti decisivi: la raffinatezza della scrittura, che occupa tutte le gradazioni dei registri linguistici, e lo slancio drammatico portato entro la narrazione, che dà ai personaggi uno stacco e un dinamismo straordinari».
Cesare Segre