PONTE (sull’Appia Antica) e fiume Volturno

Ponte (sull’Appia Antica) e fiume Volturno

 

Quella che si vede è la ricostruzione in cemento armato del ponte di età adrianea che fu distrutto nel 1943 durante la Seconda Guerra Mondiale. Quello romano in muratura di tufo, che fu più volte restaurato in età medievale, nel Settecento e nell’Ottocento, presentava cinque arcate.

 

 

 

Volturno: dal latino volvere è una antica espressione che indica il turbinare incessante delle acque e viene attribuito dai Romani alla divinità che sovraintende alle acque. Non a caso a Roma i Volturnalia, erano le feste che si celebravano in onore del Dio Volturno il 27 agosto subito dopo, il 23 agosto, quelle che celebravano il Dio Vulcano, il Dio del Fuoco. E proprio dalla potenza della eruzione del vulcano di Roccamonfina che in epoca lontanissima il fiume Volturno modificò per sempre il suo corso costituendo un bacino lungo 167 chilometri con una ampiezza di circa 5570 Km2. Nasce con le sorgenti di Capo Volturno a 568 metri di altezza sui monti delle Mainarde in provincia di Isernia e prosegue gagliardo il suo cammino attraverso il Molise ricevendo l’apporto di torrenti e piccoli corsi d’acqua, ma si rinvigorisce e diventa adulto con l’incontro delle acque del Matese e soprattutto del fiume Calore e dell’Isclero. Finalmente calmo e sereno si distende tra vigneti e uliveti per la gioia dei numerosi frantoi che popolano i territori alifani e caiatini e per il buon gusto dei sommelier celebranti Pallagrello e Casavecchia e poi alteramente nomina Capua sua Regina fino a lambire, circondato da una continua selva di salici, Grazzanise, Cancello e Arnone. L’ultimo sguardo è rivolto a Castelvolturno mentre sposa le sue acque con quelle del Tirreno. Il Volturno, eterno testimone e protagonista di vicende quotidiane e di eventi storici incancellabili dalla memoria degli umani che lo hanno adorato, usato e degradato colpevolmente. I primi uomini che capirono la sua importanza furono gli Osci. Seguirono il suo corso dalle pendici di Isernia e poi si stabilirono ai piedi del Tifata ove operosamente coltivarono quel territorio dall’Humus ricco delle sostanze generate dalle sue inondazioni. Gli Etruschi con la loro saggezza elevarono città, ponendo Capua come capitale, accanto a quel fiume che li collegava al mare dei Greci di Cuma. Ma il Senatore romano Appio Claudio Cieco costruì la prima grande strada di collegamento tra Roma e Capua e per la prima volta superò con un ponte le due sponde del Volturno, il fiume più grande e importante di tutto il Meridione della penisola italiana. Protagonista con le sue terre fertili costituenti i territori della Campania Felix e testimone di aspre e sanguinose battaglie intorno alle sue sponde, il Volturno silenzioso e fiero raccoglieva nel suo grembo le innumerevoli reliquie umane e animali mentre risuonavano i barriti degli elefanti di Annibale, i corni delle Legioni romane, le sonorità possenti degli incroci di spade e di lance di Visigoti, Ostrogoti, Vandali, Bizantini, Longobardi, Normanni, Svevi, Francesi, Spagnoli, Catalani, Angioini, Austriaci … Garibaldini e Borbonici … e poi gli scoppi delle bombe e dei proiettili di cannone e, infine, le sirene, gli allarmi e l’arrivo di micidiali ordigni lanciati dall’alto delle fortezze volanti. Il Grande, Divino e Altero Volturno si rifaceva con le sue inondazioni e con le “coccole” che gli riservavano gli uomini del fiume. Oggi, sono ormai pochi i “sciummaiuoli”, gli adoratori di questa sacra Divinità, ma vigilano con loro gli infaticabili uomini delle “Canoe” quelli della Associazione dei Kayak Volturno e Capua torna a essere Regina

(Pompeo Pelagalli)

 

 

 

 

Il Fiume Volturno e navigabile grazie all’associazione Volturnia Kayak Capua

 

ph: Marco De Persis