Chiesa dei SS. Rufo e Carponio
La chiesa fu fondata nel 1053 e fu poi ristrutturata in età romanica per passare nel XI secolo sotto il controllo dei monaci benedettini di Montecassino.
Al restauro del 1641 si devono sedici nicchie ideate per le reliquie dei martiri capuani, venute alla luce sotto l’altare maggiore. Quest’ultimo comprende un sarcofago di età imperiale, precedentemente conservato nel cortile della chiesa di San Marcello. Si nota, tra le caratteristiche dell’impianto, l’abside che si apre sulla navata con un arco trionfale.
Sulla facciata il portale di sinistra e parte del centrale sono nascosti dal campanile romanico.
La pianta è quella di una basilica con tre absidi e cinque fornici su colonne di spoglio. Un particolare è dato dal fatto che le tre absidi di sinistra non sono equidistanti anche se hanno le stesse dimensioni e dovevano avere funzione di cappelle quando la chiesa passò nel secolo XI sotto il controllo di Montecassino. Esse erano aperte sulla navata con archi in tufo piperino. Al periodo romanico, risalgono gli affreschi che si devono a maestranze che hanno lavorato per i monaci cassinesi. Lo stile che si ritrova qui rimanda anche a Sant’Angelo in Formis, così come a Santa Maria ad Forum Claudii (Ventaroli), due tipici esempi legati alla sfera benedettina.
Tornata sotto il controllo dell’Arcivescovo di Capua nella primissima metà del Settecento, ci furono nuovi lavori che alterarono la pianta e gli spazi; ad esempio un soffitto a incannucciata copriva le capriate e una nuova pavimentazione quella che poi è stata riportata alla luce.
Successivamente fu abolito il soffitto settecentesco, eliminati i solai costruiti nella navatella di sinistra inglobata nella canonica e riportato il piano del pavimento al livello originario.