Chiesa di San Gabriello

Chiesa di San Gabriello

 


La chiesa del monastero di S. Gabriello assunse il titolo di S. Placida dalla presenza delle reliquie della santa, ricordata in una epigrafe del 1752.

 

In seguito vi confluì anche il titolo di Gesù Grande, dopo la scomparsa dell’omonima chiesa. Sono noti, dall’epistolario vanvitelliano, gli incontri dell’architetto con le carmelitane scalze (9 marzo 1761). Il campanile, che avrebbe potuto svilupparsi solo alquanto al di sopra delle strutture del monastero, svolge per tutto l’ordine inferiore facciate lisce semplicemente profilate da una fascia perimetrale. Al secondo ordine esso sviluppa una cella ellittica, delineata da quattro lunghe volute che si innestano sulle lesene risaltate delle diagonali. Sulle pareti intermedie, alle convessità del profilo esterno, fa riscontro -sottolineata da un concio chiave- la leggera concavità nel quale è aperta la monofora della cella. Al di sopra di una cornice vivacemente chiaroscurata, il lanternino si conclude con un falso prospetto ellittico. La delicata delineazione, la stretta affinità con il linguaggio di Vanvitelli, nell’articolazione di curve concavo-convesse e nell’adozione dell’ellisse, la costruzione in muratura listata, inducono a ritenere che il campanile ‘nel mezzo del monastero’ sia proprio di Luigi Vanvitelli.

 

La chiesa ha quattro false cappelle nell’aula unica, sormontate da coretti corrispondenti ad un piano intermedio, dal quale si accede anche alla cantoria posta all’ingresso, analogamente alla chiesa della Concezione. La chiesa ha una sobria ornamentazione in stucco di carattere prevalentemente architettonico, con paraste risaltate. La facciata, delimitata da coppie di paraste, ha un mosso cornicione con timpano mistilineo come l’ampio finestrone, con cui si è cercato di spezzare lo sviluppo verticale della fabbrica del monastero, costruito secondo il Vanvitelli con grande disordine.

 

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“Il culto e le reliquie di Santa Placida a Capua” di Daniela De Rosa